Il Pantheon degli archivisti sarebbe veramente ben povero se fosse composto soltanto di uomini e donne che hanno speso la propria vita immersi in polverosi faldoni di carte da riordinare o dediti a ponderosi studi di erudizione storica, lontani dalle vicende pulsanti della storia dei loro tempi.

Per fortuna sappiamo che non è così e che anche nel nostro Pantheon campeggiano figure come quella di Matteo Sandretti, che hanno saputo affrontare con grande consapevolezza e coraggio le difficili prove che la storia ha posto dinanzi a loro e all’istituzione nella quale si trovarono ad operare, offrendo il proprio contributo alle battaglie per l’affermazione della libertà, della democrazia e della giustizia sociale nel nostro paese.

Matteo Sandretti, entrato come impiegato amministrativo nell’Archivio di Stato di Torino negli anni Trenta del Novecento, ha avuto un ruolo centrale durante la Seconda guerra mondiale nella difesa del patrimonio documentario di quell’Archivio, colpito ripetutamente dai raid aerei alleati e ha poi partecipato attivamente alla Resistenza, svolgendo il ruolo di segretario del Comitato di Liberazione Nazionale del Piemonte ed ospitandone le riunioni presso la sede delle Sezioni riunite di quell’Archivio.

Chi scrive ha avuto modo di fare il proprio incontro con la sua figura e con gli archivisti di Stato a lui coevi, nei mesi in cui è stato Direttore dell’Archivio di Stato di Torino, proprio nell’anno in cui si celebrava il 70° anniversario della Liberazione. Ciò che colpiva nella sua figura e nella sua storia era il fatto che, certamente per quel tratto di understatement che caratterizza gli archivisti subalpini, di lui poco, dentro e fuori l’Archivio di Stato, si era coltivato il ricordo e se ne erano celebrate le virtù civili, così come restavano sotto traccia, nell’immagine dell’identità storica dell’Istituto che si respirava negli uffici e nei depositi di Piazza Castello e delle Sezioni Riunite, le drammatiche vicende del periodo bellico e le molte prove di coraggio e di assoluta dedizione dimostrate, non dal solo Sandretti, nella protezione del patrimonio documentario dell’Archivio e nel supporto logistico alla lotta di Liberazione.

Di Sandretti, poi, affascinava anche un’altra qualità, maturata evidentemenente proprio nell’ambiente di lavoro, pur ricoprendo un ruolo non direttamente connesso alla cura del patrimonio documentario. Di quest’ultimo, infatti, egli aveva rapidamente imparato ad apprezzare la decisiva importanza per tramandare ai posteri testimonianza di ciò che si è fatto, delle vicende attraversate, delle lotte intraprese e delle sofferenze vissute. A questa consapevolezza andava certamente fatta risalire l’opera di salvataggio e di organizzazione della documentazione resistenziale da lui intrapresa mentre ancora infuriava la battaglia e poi il ruolo svolto nella fondazione dell’Istituto torinese della Resistenza e, più in generale, nella creazione delle condizioni per veder riconosciuta agli Istituti della Resistenza la legittimità del possesso e della conservazione degli archivi dei CLN e delle formazioni partigiane. In quell’opera di salvataggio si potevano in realtà anche scorgere ascendenze subalpine di più lungo periodo, l’eredità cioè di quell’intreccio di politica e storia che aveva caratterizzato la generazione degli uomini che avevano fatto il Risorgimento e l’Unità d’Italia. «Accanto alla politica viene la storia – affermava Ettore Ricotti -, e dopo il fare viene lo scrivere». Ma per scrivere una storia della Resistenza che avesse un fondamento di verità, occorreva appunto che i documenti allora prodotti non andassero dispersi e che fossero al contrario amorevolmente raccolti e custoditi.

Dedicare quindi a Matteo Sandretti e all’Archivio di Stato di Torino nella Seconda guerra mondiale una mostra documentaria nell’ambito delle celebrazioni del 70° anniversario della Liberazione è sembrata quindi a suo tempo una scelta naturale. È da quell’iniziativa che ha tratto origine il volume Storia di archivi. Storie di uomini. L’Archivio di Stato di Torino tra guerra e Resistenza a cura di Leonardo Mineo e Maria Paola Niccoli, pubblicato in edizione digitale dalla Direzione generale archivi con il supporto della benemerita Associazione Amici dell’Archivio di Stato di Torino,che a suo tempo aveva contribuito anche alla realizzazione della mostra.

L’e-book costituisce un notevole prodotto editoriale sotto diversi punti di vista. Innanzitutto per i suoi contenuti che illustrano sapientemente il percorso biografico di Matteo Sandretti (G. Beltrametti e L. Mineo, Matteo Sandretti. Tra militanza professionale e impegno civile) e le vicende dell’Archivio di Stato durante il conflitto mondiale (L. Mineo, «Negli attuali tempi difficili». L’Archivio di Stato di Torino in guerra), collocandole nel quadro più ampio della elaborazione della memoria della Resistenza, atttraverso la ricostruzione dell’origine dell’Istituto storico della Resistenza Piemontese, cui lo stesso Sandretti offrì un importante contributo (R. Marchis, La nascita dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte); l’organizzazione delle prime mostre in Italia e all’estero dedicate alla promozione della conosceza e alla celebrazione della Resistenza (L. Boccalatte, La Resistenza in mostra); la collocazione, nell’immediato dopoguerra di lapidi sugli edifici cittadini a ricordo dei caduti nella lotta di liberazione (N. Adduci, La Resistenza sui muri); la realizzazione infine del film di Fernando Cerchio, Aldo dice 26×1 effettuato con riprese in presa diretta nel corso dei mesi della guerra civile e durante l’insurrezione e con scene ricostruite “dal vero” nei mesi seguenti (P. Olivetti, La Resistenza nel cinema. Aldo dice 26×1).

In secondo luogo il volume si segnala per il ricco apparato fotografico, curato dal L. Mineo, suddiviso in varie sezioni, l’ultima della quale dedicata alla mostra del 2015 (I protagonisti; La Resistenza; La memoria della Resistenza; La Resistenza al cinema; L’allestimento della mostra). Le immagini possono essere scorse di seguito oppure efficacemente richiamate con comodi link nel corso della lettura dei saggi, offrendo al lettore immediati riscontri documentari e suggestive evocazioni dei personaggi e degli eventi citati nei testi.

Va rimarcata anche l’ottima fattura editoriale del prodotto digitale, le cui soluzioni ergononomiche ed esteticamente piacevoli, rendono la lettura sullo schermo disinvolta e niente affatto faticosa: manca l’odore della carta, ma testi, immagini e colori, immergono ugualmente il lettore in un gravevolissimo viaggio, non necessariamente sequenziale e lineare, ma forse proprio per questo, più stimolante ed avvincente.

Accanto al volume Archivi sul confine. Cessioni territoriali e trasferimenti documentari a 70 anni dal Trattato di Parigi del 1947 a cura di Maria Gattullo, che rievoca la dolorosa vicenda della cessione alla Francia della documentazione relativa alla Savoia, imposta dal trattato di Pace del 1947, questo e-book si colloca nel quadro di una felice stagione di studi che ha visto la riappropriazione di una fase importante della propria storia da parte dell’Archivio di Stato di Torino, a beneficio non solo proprio, ma di tutta la comunità archivistica nazionale e non solo di essa.

Per saperne di più

Storie di archivi, Storia di uomini. L’Archivio di Stato di Torino tra guerra e Resistenza, a cura di Leonardo Mineo, Maria Paola Niccoli, Roma, Ministero della Cultura, Direzione generale Archivi, 2021
Silvia Corino Rovano, Una storia che merita di essere raccontata, in «Mondo degli Archivi», 26 novembre 2016
Archivi sul confine. Cessioni territoriali e trasferimenti documentari a 70 anni dal Trattato di Parigi del 1947, a cura di Maria Gattullo, Roma, Ministero per i beni culturali e per il turismo. Direzione Generale Archivi, 2017

Vuoi lasciare un commento?