Come ci parlano e cosa ci raccontano oggi gli archivi sui terremoti ed in particolare su quello del 1976 in Friuli?
È stata più volte rimarcata l’immediata opera di intervento dell’Amministrazione archivistica regionale che coordinò le prime fasi di messa in sicurezza degli archivi comunali, religiosi, privati presenti in Friuli.
L’agile consultazione degli inventari archivistici riordinati, presenti sul sito della Soprintendenza archivistica del Friuli Venezia Giulia, permette di poter ragionare su come furono gestite le diverse fasi di emergenza sia nelle località terremotate sia in quelle più distanti e di scoprire informazioni su eventi precedenti. Le tracce di questo lavoro si possono trovare anche scorrendo la Biblioteca on line, tra gli Strumenti di ricerca, dove gli Archivi comunali, di altri enti e privati sono ordinati alfabeticamente. La serie comunale inizia proprio con un Municipio “terremotato”, Amaro. Sul frontespizio del dattiloscritto, ora digitalizzato, si legge già il sunto della vicenda, a lieto fine: “ […] provvisoriamente depositato presso l’Archivio di Stato di Udine in seguito al terremoto del 1976 […] riconsegnato nel 1983”.
Sfogliando gli inventari successivi si nota la presenza di pratiche relative alle opere di riparazione dei fabbricati, al Piano particolareggiato di ricostruzione, alle sovvenzioni per il riatto di edifici pubblici e ripristino dei beni culturali in base alle nuove leggi regionali emanate (n. 30, 20/1977; n. 63, 23/12/1977) ed all’art.14 del D.L. 227/76, dopo una prima applicazione dell’art. 71 L. 2539 del 1865 in materia di espropriazioni per pubblica utilità, legge abrogata definitivamente nel 2008. La si ritrova citata nell’archivio del Comune di Arta Terme anche in riferimento al terremoto che colpì la Carnia il 26 aprile 1959, ricordato nello studio di P. Feliziani e L. Marcelli Il terremoto di Tolmezzo. Venti secoli di storia sismica della Regione Carnica e dell’ Italia Nord-Orientale [1963], dal quale risulta che in venti secoli non meno di 1684 terremoti squassarono quella vasta area geografica; in particolare dodici furono i terremoti che scossero Friuli e Carnia nel 1924 (VII), 1928 (IX), 1931 (VII), 1939 (VI), 1943 (V), 1954 (VI), 1955 (VI), 1956 (VI), 1957 (V) e 1959 (VII), con magnitudo dal V al IX grado della scala Mercalli.
Marina Dorsi, oggi presidente della sezione ANAI del Friuli Venezia Gliulia, ricorda così i giorni del terremoto: «Io vissi l’esperienza di quel terremoto da adolescente, nella mia città, Monfalcone, sulla costa. Prima la paura del boato che “non passava mai”, poi la reazione di solidarietà umana di una comunità coordinata da un Comitato espresso il 7 maggio dal Consiglio comunale. Ho ritrovato tra le mie carte il diario dattiloscritto di quei primi giorni: Municipio di Monfalcone. Documentazioni del contributo di Monfalcone e del mandamento per aiutare le popolazioni terremotate del Friuli (Prima parte – maggio – giugno 1976). Come segnalibro una bustina di negativi, immagini rossicce che in controluce parlano del disastro. Questo fascicolo fu donato a noi volontari dal Sindaco Gianni Maiani perchè convinto che lo avremmo letto e conservato tutti quale documento di un episodio particolarmente significativo per le possibilità culturali, umane e sociali che la città dei cantieri era stata in grado di esprimere. Di giorno aiutavo nello smistamento del materiale offerto e consegnato nell’atrio municipale, la notte dormivo in macchina con i miei genitori, non ci fidavamo di rientrare nel nostro appartamento al quinto piano.»
Nel corso degli anni si riscontra negli archivi comunali una costante presenza di cartolari titolati “Terremoto”, sia che riguardassero la rilevazione dei danni sul territorio sia che conservassero la corrispondenza tra amministratori per la gestione dei soccorsi. Nella località balneare di Grado, ad esempio, nell’archivio comunale una serie di faldoni polverosi recante i nomi di diverse località carniche e friulane risale proprio al 1976: dopo le ulteriori scosse dei giorni 11 e 15 settembre, il Commissario Straordinario del Governo nel Friuli, Zamberletti, aveva emanato l’Ordinanza n. 25 di data 1 ottobre: “Nei Comuni di Jesolo, Caorle, Bibione, Lignano Sabbiadoro, Grado e Ravascletto sono requisiti fino al 31 marzo 1977 gli alloggi, anche non arredati, non abitati da persone residenti nel Comune di ubicazione dell’alloggio”. Quei 72 faldoni ingrigiti dal tempo costituiscono ancor oggi l’archivio aggregato del Dipartimento Assistenziale Terremotati di Grado, creato dal Commissario Straordinario con Decreto n.9251 C.G. Del 22/9/1976, ufficio che in ottobre fu trasferito dal municipio in locali dell’Albergo Fonzari. Vi si conservano i fogli notizie informativi dei nuclei familiari ospitati, ordinati per Comune di Provenienza.
Per l’eccezionalità dell’evento e dell’impegno amministrativo il Comune, retto dal Sindaco Giovanni Vio, riconfermò i servizi straordinari stagionali e ne organizzò altri di emergenza in favore della popolazione scolastica. Fu impegnata una spesa di Lire 31.200.000 per organizzare una mensa nella Scuola elementare istituita nel condominio “A Mare” in Grado Pineta, dove i ragazzi poterono anche alloggiare. In aiuto del personale dipendente fisso ne fu assunto di straordinario – sette geometri, due dattilografe e messi notificatori – ed incentivata la spesa per la pubblica istruzione, la raccolta immondizie, lo smaltimento rifiuti, l’illuminazione pubblica ed il servizio di trasporto pubblico; fu preventivata una spesa straordinaria di Lire 333.600.000.
L’elenco nominativo dei proprietari di appartamenti offerti volontariamente testimonia che 1308 alloggi, dei quali 42 alberghi ed un hotel, furono messi a disposizione della popolazione friulana, mentre 606 furono gli appartamenti requisiti. Per ognuno di essi l’Ufficio tecnico comunale compilò elenchi di consistenza dove ancora oggi ho potuto leggere la descrizione dei vani, le condizioni generali di pavimenti e murature, quelle dei mobili, degli arredi e degli impianti, gli inventari degli attrezzi da cucina e dell’arredamento, biancheria, vestiario ed eventuali osservazioni. Dal 15 settembre 1976 al 30 aprile 1977 giornalmente furono stilate le liste degli esodati dai 75 Comuni terremotati e seguiti dal Dipartimento Assistenziale per i Terremotati del Friuli in Grado. Il picco di presenze fu raggiunto il 29 ottobre 1976: le persone censite in quella data furono 6.513, delle quali 6.299 ricoverate in appartamenti e 214 in case per anziani. La comunità più numerosa fu costantemente quella di Tarcento (con 1.165 unità al 29/10/1976), seguita da quelle di Tolmezzo, Resia e Pontebba. Per contro soggiornò a Grado un unico abitante di Prato Carnico. Con il mese di gennaio 1977 i Carnici e Friulani cominciarono a rientrare nei propri Comuni di appartenenza dove erano stati predisposte le case prefabbricate ed il 9 maggio, un anno dopo la prima tragica scossa, gli ospiti ancora presenti furono solo sette.