Anche quest’anno l’Archivio di Stato di Cosenza ha dato il proprio contributo allo svolgimento del progetto Raccontiamoci la città, ideato dal Laboratorio culturale “Cosenza che vive”, e promosso dagli istituti culturali operanti sul territorio al fine di avvicinare i giovani studenti ad aspetti e momenti, testimonianze e memorie del passato.
Dal 2003, anno in cui si è svolta la prima edizione, Raccontiamoci la città è presente nell’offerta didattica dell’Istituto un appuntamento più che decennale, nel corso del quale si è sviluppata e consolidata una interazione con i ragazzi delle scuole medie attraverso percorsi tematici, laboratori e visite guidate, che hanno contribuito in buona misura alla sensibilizzazione e alla conoscenza del patrimonio culturale della città di Cosenza.
Come avvenuto per molte altre edizioni, l’Archivio di Stato di Cosenza ha ospitato anche l’incontro annuale conclusivo del progetto, che si è svolto il 31 maggio 2017 con la consegna degli attestati di partecipazione come riconoscimento per l’impegno dedicato dai ragazzi all’elaborazione dei prodotti finali – video, presentazioni, composizioni creative – collegati al tema oggetto del percorso affrontato di volta in volta.
Negli anni il progetto Raccontiamoci la città ha affrontato diversi argomenti, dalla storia di palazzi gentilizi, di chiese e di chiostri, alle alluvioni e all’acqua; da illustri cosentini, come Bernardino Telesio, a momenti decisivi per l’Unità d’Italia. Nel 2017 l’Archivio di Stato ha riproposto una pagina tra le più note del Risorgimento a Cosenza: la spedizione dei patrioti capeggiati dai fratelli Attilio ed Emilio Bandiera. Sono state proiettate le immagini di alcuni documenti con evidenziate le espressioni più significative, quali «la banda di esteri sediziosi», «vestiti alla militare con fucile», «con camicia blu con bavero», «con coccarda rotonda a tre colori, cioè bianca, rossa e verde»; «con modi gentili» dicevano «fratelli cari», «compassionavano i poverelli», «dimandavano se vi erano truppe in Crotone, se vi era gente che poteva unirsi a loro», «se vi erano gendarmi». In particolare è stato fatto osservare quanto scritto in un biglietto autografo di Attilio: «abbiamo sventatamente perduto un compagno… vi preghiamo di salvarlo… per adesso non potete dare maggior prova di amicizia e patriottismo», in cui esprimeva preoccupazione per un amico disperso, lo stesso amico che invece si rivelò autore del tradimento. La forza e l’immediatezza di queste testimonianze hanno catalizzato l’attenzione dei ragazzi e hanno determinato il successo dell’iniziativa.