Sabato 16 marzo 2019 si è tenuta a Latina, presso l’Archivio di Stato, la conferenza Sermoneta nel XV secolo: società, economia e cultura nelle fonti notarili, con la presentazione delle ricerche di Rudolf Hüls dell’Università di Magonza.

A corollario degli studi del ricercatore, sono intervenuti: la direttrice dell’Archivio di Stato, Marilena Giovannelli, la direttrice dell’Archivio Caetani, Caterina Fiorani, e Anna Di Falco, funzionaria del Polo museale del Lazio. La direttrice Giovannelli ha illustrato brevemente i contesti istituzionali di formazione e le vicissitudini storiche dei fondi notarili provenienti dall’ex Stato Pontificio, attualmente conservati presso l’Archivio di Stato, mentre Caterina Fiorani ha svolto una disamina delle peculiarità e caratteristiche dell’Archivio Caetani, custodito presso la sede della Fondazione Camillo Caetani in Via delle Botteghe Oscure a Roma, patrimonio fondamentale per l’attività di ricerca sul territorio pontino.
Infine, l’importanza di Sermoneta quale piazza d’armi del feudo Caetani è stata raccontata e illustrata nel dettaglio da Anna Di Falco attraverso le fonti e le tracce materiali ritrovate sul campo, nel corso di attività di restauro eseguite su strutture murarie ed edifici storici della cittadina.

Lo studio di Hüls si è concentrato sulla produzione del notaio Antonio Tuzi, operante a Sermoneta nel secolo  XV. I suoi quaderni, conservati presso l’Archivio di Stato di Latina, nel fondo Archivio notarile comunale di Sermoneta, nonostante siano stati già ampiamente studiati, ancora oggi costituiscono una fonte straordinaria e privilegiata per la conoscenza degli aspetti sociali, economici e culturali del  centro lepino nel  Quattrocento, epoca caratterizzata dal dominio feudale della famiglia Caetani e dalla frattura esistente tra Stato pontificio e Regno di Napoli. Sermoneta diviene in quegli anni uno dei centri più rilevanti tra quei territori interessati dal graduale processo di inserimento nella compagine statuale pontificia. Un processo di sviluppo economico e culturale lento e intermittente, che si riflette nella sedimentazione delle testimonianze documentarie e in quelle monumentali.

Le imbreviature del notaio Tuzi contengono, tra l’altro, compravendite, mutui, doti, lasciti, testamenti, atti indispensabili per seguire sia le dinamiche sociali che le evoluzioni delle strutture urbanistiche e territoriali. Non meno interessante è l’analisi linguistica e paleografica; il notaio scrive in latino ma utilizza e inserisce brani della fraseologia locale, dovendo spesso tradurre gli atti in volgare, la lingua di uso quotidiano. Dalle carte del notaio Tuzi emergono anche frammenti di vicende familiari, scorci della vita religiosa e dei momenti di devozione, espressione autentica dei protagonisti. Una flagellazione come unica via di scampo dalla scomunica, riparazioni e costruzioni di edifici, una rapina in taverna ai danni di un cittadino romano, la convocazione di un precettore proveniente da Roma stipendiato con 40 ducati dai genitori dei discepoli. Nei documenti vi sono indizi che fanno intuire le difficoltà e le condizioni di prevaricazione nelle quali vivevano le fanciulle dei ceti più umili e che, esteso ad altre comunità del luogo, consentirebbe anche un’analisi di largo respiro della condizione femminile.
Gli esiti finali delle ricerche di Hüls saranno pubblicate in collaborazione con l’Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale.

L’evento ha suscitato un notevole successo di pubblico, che ha gremito la Sala conferenze dell’Archivio di Stato di addetti ai lavori, ricercatori di storia locale, rappresentanti istituzionali e cittadini interessati alla storia del territorio.

L’archivio notarile comunale di Sermoneta, istituito con r.d. 5075/1879, fu posto sotto la dipendenza degli archivi distrettuali. Precedentemente, nel 1822 (motu proprio del 31 maggio che istituisce la Presidenza degli archivi notarili in sostituzione della Prefettura), i protocolli dei notai di Sermoneta comunque cessati andavano a confluire nell’archivio centrale o centrico di Sezze. La documentazione fu versata all’Archivio di Stato di Latina nel 1989 in seguito al decreto 2669/84A, emesso il 3 luglio 1987 dalla Pretura di Latina.

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