Con la locuzione risorsa archivistica si intende un singolo documento o un insieme di documenti creati, accumulati e/o utilizzati organicamente da una persona, famiglia o ente nello svolgimento delle proprie attività e conservati per il loro valore permanente.

Il valore di risorsa risiede già nella sua etimologia, che racchiude un forte significato legato alla vita. Il francese ressource, a sua volta proveniente dall’antico resoudre, deriva dal latino resurgĕre: composto dal prefisso iterativo e intensivo re- anteposto a surgĕre, questo verbo significa ‘sorgere nuovamente, tornare a nuova vita’. In italiano troviamo risorsa a partire dal XVI secolo.

In caso di necessità, o in una situazione di difficoltà, dobbiamo cercare una risorsa, che è una fonte, un mezzo, un espediente in grado di dare sostegno, appoggio. Di risorse ne esistono molti tipi: alimentari, culturali, economiche, finanziarie, materiali, morali, strategiche, tecnologiche; quantitativamente possono essere abbondanti, adeguate, eccezionali, illimitate, ma anche insufficienti, scarse o limitate.

«Il primo giorno che le modelle vennero a presentarsi, io m’ero provvisto d’un cavalletto, d’una tela e di tutto l’occorrente per dipingere. Ma gli ostacoli cominciavano allora. Il difficile era proprio dipingere. M’incoraggiava un po’ il pensiero dell’astrattismo, gran risorsa per un principiante. Fatta la scelta, dissi alla ragazza di spogliarsi e cominciai a tracciar segni col carboncino. E adesso? pensavo» Achille Campanile (1899-1977), Gli asparagi e l’immortalità dell’anima, 1974.

Prendiamo la parola risorsa, utilizziamola in modo assoluto e specialmente al plurale, ed ecco che si trasforma in ciò che a molti può sembrare la soluzione a tutti i problemi: il denaro, i mezzi finanziari: «ella sorrise leggermente, con ingenuità, “sono senza un soldo… a tal punto che da ieri non mangio… sono partita così in fretta… del resto credo che anche Tino fosse alla fine delle sue risorse… ti confesso che muoio dalla fame…”» Alberto Moravia (1907-1990), Racconti, 1952.

Tuttavia, circoscrivendo il termine all’essere umano, le risorse sono importanti perché riguardano le doti, le capacità: è una persona con grandi risorse, in grado di muoversi adeguatamente in ogni tipo di circostanza.
«E io, se proprio lo vuoi sapere, sono fatta cinquanta volte meglio della tua figliola”. E se n’era andata con un’alzata di spalle. Era sicura di sé, delle proprie risorse: aveva un’illimitata fiducia nella sua bellezza e nella sua furberia…» Carlo Cassola (1917-1987), La ragazza di Bube, 1960.
Al contrario, essere privi di risorse significa, in un certo senso, aver smarrito la capacità di attingere alla ricchezza della vita.
«In fondo proprio per la sua debolezza Fabrizio aveva accettato il cattivo esito di quel matrimonio e a suo modo anzi era riuscito a crearsi una zona di quiete nella squallida monotonia d’una vita priva di risorse, e ci viveva dentro abbastanza serenamente: la campagna, i bambini, la collezione di farfalle, una partita a carte, chiedeva altro?, si trattava d’un giovane sprovvisto della più elementare ambizione […]» Michele Prisco (1920-2003), Una spirale di nebbia, 1966.
In economia, le risorse umane sono quelle che derivano dal lavoro delle persone, quindi con questa locuzione si intende anche il personale, l’organico di un’azienda, proprio per sottolineare il valore apportato dalle persone nel ciclo produttivo. Le risorse umane si contrappongono alle risorse naturali, cioè l’insieme delle fonti alimentari, minerarie, idriche ed energetiche disponibili sulla Terra, trasformate dall’uomo per le proprie necessità e per produrre ricchezza.
«Peccato. Quell’uomo mi piaceva. Mi era piaciuto subito, sin dal momento del suo arrivo a Bagnoli, nel 1981: per la grinta con la quale si era subito accinto al compito, all’apparenza impossibile, di risanare la fabbrica valorizzando le sue migliori risorse umane». Ermanno Rea (1927-2016), La dismissione, 2002.
Le risorse informatiche sono i componenti (fisici o virtuali) di un sistema, come per esempio la memoria centrale (CPU), le memorie (pennette USB, hard disk) e le periferiche (tastiera, mouse).

Il poeta e premio Nobel per la letteratura Giosuè Carducci (1835-1907) scrisse un’opera in prosa, intitolata Le risorse di San Miniato al Tedesco (1883), nella quale descriveva gli anni giovanili in cui si dedicava dell’insegnamento presso il ginnasio di San Miniato. «Il sotto-prefetto […] nella visita che arrivati dovemmo fargli ci aveva con tono di pietoso rimpianto avvertiti, che San Miniato era luogo di poche risorse. Dei molti significati di cotesto francesismo Pietro colse il men proprio e più utilitario, e faceva boccucce: Trombino e io ci ammiccammo di sottecchi; ridendo e pensando ‒ Le risorse le troveremo noi». In effetti, il poeta racconta delle risorse (in corsivo nell’opera perché probabilmente il termine veniva ancora sentito come un forestierismo) che riuscì a trovare nel piccolo comune della provincia di Pisa «Una seconda risorsa tra gli officii magistrali di San Miniato erano gli amici […]»; «Un’altra risorsa, e questa un po’ più pericolosa: m’innamorai».

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