Il termine custodia è uno dei perni fondamentali del meccanismo di intervento dello Stato nel campo della tutela dei beni culturali e, quindi, degli archivi. Come scrive Maria Guercio, la base rinnovata di questi concetti si trova in due importanti disposizioni normative: «il decreto legislativo 490 del 1999 e successivamente il codice dei beni culturali 42/2004 definisce gli archivi pubblici come beni culturali, degni di tutela fin dalla loro formazione».

Megillah Esther (מגילת אסתר) – Rotolo di Ester. Pergamena 1 f. 8 x 88 cm Italia – Rotolo: Italia, XVIII sec. Custodia: Venezia o Roma, XVII sec.

In particolare, il Codice dei beni culturali e del paesaggio contiene due riferimenti letterali al termine custodia. Il primo si trova nell’art. 19, dedicato all’“Ispezione”: «I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di conservazione e di custodia dei beni culturali». Il secondo si trova nel combinato disposto dei due artt. 43 e 44, in cui si definiscono i concetti di custodia coattiva e deposito: «Il ministero ha facoltà di far trasportare e temporaneamente custodire in pubblici istituti i beni culturali mobili (quindi anche gli archivi) al fine di garantirne la sicurezza, assicurarne la conservazione o impedirne il deterioramento o per l’esecuzione di un intervento di restauro»; «I proprietari, possessori o detentori di archivi pubblici o privati possono chiedere di depositarli presso i competenti AS. Nel caso di enti pubblici le spese per il deposito (conservazione e custodia) sono a carico dell’ente».

A proposito di documenti e documentazione, l’ISAD definisce in questo modo custodia: «La responsabilità di prendersi cura della documentazione, che deriva dal suo possesso materiale. La custodia non sempre comprende la proprietà giuridica o il diritto al controllo sull’accesso ai documenti». Insomma, si tratta di un elemento basilare dell’attività archivistica, in cui si tecnicizza l’accezione generale di ‘atto, modo, effetto del custodire’, testimoniata per la prima volta nel volgare milanese trecentesco di un anonimo volgarizzamento dell’Elucidarium di Onorio Augustodunense: «D. Or me di’, magistre: à l’omo deputado a si la guarda de li angeli? M. Deo à donado a zaschuna gente e zascauna citade custodia e guarda de angeli li quay dexpensano e ordenano le soe leze e li soy costumi».

Allargando l’orizzonte alla semantica ampia di custodia, va detto che nell’atto del prendere in custodia c’è molto di genitoriale e protettivo, perfino nel caso limite in cui il genitore sia lo Stato e disponga, a difesa della collettività, la custodia cautelare in carcere (detta anche carcerazione preventiva) o la custodia cautelare domiciliare dell’imputato, privandolo della libertà prima della sentenza. Conseguentemente, la persona preposta alla vigilanza dei detenuti si chiamava agente di custodia (dal 15 dicembre 1990, con la legge n. 395, diventa agente del Corpo della Polizia penitenziaria).

Altra, di segno spirituale, è la custodia esercitata in nome di una protettività che proviene dalle Alte Sfere – è il caso di dirlo, in questo anno in cui si celebra il settecentenario della morte dell’autore della Divina Commedia –: l’angelo custode è, secondo la definizione del Vocabolario Treccani.it, il «protettore e compagno che Dio assegna ai singoli uomini (secondo una concezione presente anche nella religione babilonese e nello zoroastrismo)». Ma, a testimonianza che l’esperienza umana è capace, anche in modo malizioso, di raccostare alto e basso, superno e infero, celeste e terreno, la lingua giornalistica d’antan per analogia ricuciva l’abito etereo dell’angelo sulla divisa di chi svolge funzioni di polizia di sicurezza: così, come angeli, due poliziotti vengono accolti dallo «svaligiatore» che rischia il linciaggio in mezzo alla folla: «E infatti tra due agenti del Commissariato di via Poma, inseguito da una clamorosa salve di epiteti di circostanza, egli abbandonò, rassegnato alla sua sorte, la turbolenta adunata. Il fatto di trovarsi tra due angeli custodi di quella sorta non era per altro nuovo per lui, perché all’attivo di Umberto Berardi di Serafino, di anni 52 – tale è il suo nome – esiste presso la polizia una pratica abbastanza voluminosa» («Corriere della sera», 8 agosto 1930, p. 6).

Capita però, in un nuovo ribaltamento, che la sostanza angelica si incarni per metafora negli esseri umani, proprio nel momento in cui questi ultimi esercitano in un modo alto la virtù civile della custodia di un bene pubblico. Siamo nella Firenze del 1966, nei giorni seguenti all’alluvione. Il giornalista Giovanni Grazzini (1925 – 2001) sul «Corriere» del 10 novembre conia la locuzione angeli del fango per definire quelle centinaia di giovani che vengono da tutt’Italia e da tutto il mondo per aiutare la popolazione soprattutto per recuperare, salvandoli dal fango, i dipinti, le opere d’arte, le statue, i libri antichi e i documenti: «Chi viene, anche il più cinico, anche il più torpido, capisce subito […] che d’ora innanzi non sarà più permesso a nessuno fare dei sarcasmi sui giovani beats. Perché questa stessa gioventù […] oggi ha dato […] un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune. Onore ai beats, onore agli angeli del fango». E onore anche agli archivisti che si sono sempre fatti angeli custodi dei documenti, anche in situazioni di durissima emergenza a causa di calamità naturali – ricordiamo, una per tutte, la figura di Giulio Prunai, sovrintendente archivistico per la Toscana fino al ’71: anche lui, in prima persona, un “angelo del fango” a Firenze, impegnato nel salvataggio di numerosi archivi pubblici e privati.

Nel Medioevo delle Crociate, custodia si caricò di un altro significato. L’evangelizzazione missionaria dei Frati Minori faceva capo a varie giurisdizioni, dette Province. Dopo il 1217, l’Ordine contemplava anche la Provincia di Terra Santa, che si estendeva a tutte le regioni del bacino sud-orientale del Mediterraneo, dall’Egitto fino alla Grecia e anche oltre. Naturalmente la Provincia di Terra Santa, terra natale di Gesù, e oggetto di dispute, diremmo oggi, di grande portata geopolitica, era tenuta in gran conto. La visitò lo stesso san Francesco che vi soggiornò alcuni mesi fra il 1219 e il 1220. Ed ecco che nel 1263 la Provincia di Terra Santa venne riorganizzata in entità più piccole, chiamate Custodie e governate ciascuna da un vicario, per facilitare le attività dei francescani (Custodia di Cipro, Custodia di Siria e quella più propriamente detta Custodia di Terra Santa).

Tornando al presente, in questi tempi di emergenza sanitaria, una semplice busta di plastica si trasforma in una custodia indispensabile, seppur provvisoria, permettendo agli utenti di archivi e biblioteche di maneggiare in sicurezza libri e documenti. Secondo le Linee guida per la gestione delle operazioni di sanificazione e disinfezione degli ambienti di Archivi e Biblioteche – Misure di contenimento per il rischio di contagio da Coronavirus (COVID-19), elaborate dall’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro – Icpal, «il materiale consultato dovrà essere lasciato in isolamento preventivo per almeno 10 giorni e possibilmente riponendolo in buste di contenimento all’interno del locale precedentemente individuato». Un aggiornamento di tali Linee guida ha diminuito da 10 a 7 giorni il tempo di quarantena.

Nel documento Ulteriori delucidazioni su linee guida ICPAL, «si consiglia di annotare chiaramente su un registro le date dei prestiti e/o delle consultazioni per il controllo dei tempi di permanenza e di isolamento dei beni nelle buste. Importante è, altresì, l’applicazione di una etichetta parlante per poter riporre, passata la quarantena, i volumi o gli altri manufatti nei rispettivi alloggiamenti. I materiali consigliati per tale alloggiamento, come già indicato nell’allegato della circolare del 28 aprile 2020, n. 25, della Direzione generale Archivi, sono: il poliestere, che sebbene il migliore è eccessivamente costoso in considerazione del breve tempo di imbustamento, il polietilene e il polipropilene. Questi ultimi due sono i materiali plastici più comuni del settore del packaging e i più economici».

Sempre nel solco del significato concreto e materico delle custodie anti-contagio odierne di plastica e altro materiale, c’è da dire che non si tratta di un’accezione recente, ovviamente. Già a partire dal Quattrocento, la parola custodia (il cui etimo è incerto) prese a designare anche l’«astuccio, fodero, guaina, di forma, materiale e dimensioni varie, per custodire, conservare, e talvolta trasportare oggetti fragili o delicati o preziosi». Restando nell’àmbito dei documenti (fogli, carte) e dei libri, ecco che cosa suggerisce Il Manuzio a p. 93: «Custodia o astuccio. Genericamente scatola o cofanetto eseguito su misura per proteggere i volumi. Le tipologie principali sono: scatola con apertura a libro, astuccio con il dorso a vista, astuccio e camicia». L’IFLA illustra le cure che riguardano un tipo particolare di custodia, la custodia sigillata: «Tipo di custodia protettiva per carta e altri oggetti piatti. Il documento viene posto tra due fogli (o un foglio ripiegato) di pellicola di plastica e trasparente (solitamente poliestere) che vengono poi sigillati lungo i quattro margini. Un foglio di carta o cartoncino neutro viene talvolta inserito per rinforzare il supporto».

Naturalmente, le concrete custodie che proteggono oggetti di vario tipo sono tante (occhiali, gioielli, binocolo, pistola, racchetta da tennis…). Impossibile non pensare anche alle custodie degli strumenti musicali, come, a suo modo, ci ricorda Achille Campanile (1899-1977) in Gli asparagi e l’immortalità dell’anima (1974): «La vecchia sorda non aveva ancora capito. Credé che il musicista avesse consentito e si dispose ad ascoltare nuovamente la sonata. Ma vedendo che il celebre virtuoso s’accingeva a riporre lo strumento nella custodia, esclamò afflitta: “Come? E il bis?”. “Le ho già detto, signora,” fece Paganini “Paganini non ripete.” “Non ho capito” disse la vecchia. “Paganini non ripete” strillò Paganini. “Scusi,” fece la vecchia “con questo brusio non si arriva ad afferrar le parole. Parli un po’ più forte.” Il violinista fece portavoce delle mani attorno alla bocca e le urlò quasi all’orecchio: “Paganini non ripete!”. La vecchia scosse il capo. “Non ho capito le ultime parole” gridò, come se sordo fosse l’altro. “Non ripete, non ripete, Paganini non ripete!” strillò il virtuoso. La vecchia fece una faccia allarmata. “Si vuol far prete?” domandò».

Abbiamo parlato di custodi(e) – e di angeli –. Tuttavia, se provate a digitare nel motore di ricerca che usate più spesso la parole custodia e selezionate il tab immagini, nelle prime pagine dei risultati della ricerca vi saranno soltanto decine e decine di portacellulari o cover. Tanto per intendersi sulla gerarchia degli oggetti degni di essere protetti e custoditi.

Per saperne di più

Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 Legge 6 luglio 2002, n. 137

Maria Guercio, La legislazione archivistica, 2014 (diapositive)

ICA, ISAD (G): General International Standard Archival Description, seconda edizione, adottata dal Comitato per gli standard descrittivi, Stoccolma, Svezia, 19-22 Settembre 1999 (traduzione dall’ingl. di S. Vitali, con la collaborazione di M. Savoja)

Il Manuzio. Dizionario del libro, a cura di Antonio Strepparola, Milano, Sylvestre Bonnard, 2005

Principi dell’IFLA per la cura e il trattamento dei materiali di biblioteca, a cura di Edward P. Adcock, con la collaborazione di Marie-Thérèse Varlamoff e Virginie Kremp, traduzione di Luciano Carcereri e Rosa Martucci, Bari, 2004

La citazione dal volgarizzamento dell’Elucidarium è tratta dal TLIO – Tesoro della Lingua Italiana delle Origini

La citazione da Achille Campanile è tratta dal Primo tesoro della lingua letteraria italiana del Novecento, a cura di Tullio De Mauro, Utet – Fondazione Maria e Goffredo Bellonci onlus, Torino 2007.

Per le misure di contenimento per il rischio di contagio da Coronavirus (Covid-19), si veda il sito Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro – Linee guida per Archivi e Biblioteche (Icpal)

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