• 24 Aprile 2020

    Marco Lanzini (Archivio di Stato di Milano)

    Il crollo del regime fascista, i raid aerei sulle principali città del paese e la guerra combattuta sul territorio italiano dall’estate del 1943 rappresentano uno dei momenti più drammatici della storia d’Italia. Gli archivi pagarono un prezzo altissimo, come ben illustrato dai numerosi censimenti e studi condotti nei decenni a seguire sulle perdite subite tanto dai grandi archivi statali quanto dai fondi dei più piccoli comuni. Non mancarono, anche in questo settore, alcuni eccezionali monuments men, direttori, funzionari e semplici inservienti che si prodigarono per salvare il salvabile, attuando interventi preventivi, prima della guerra, ma prodigandosi anche durante le sue fasi più cruente. Quasi tutti gli Archivi di Stato individuarono edifici privati, religiosi o pubblici in aree rurali lontane dalle città, dove ricoverare il materiale giudicato più prezioso e tentare di evitare gli effetti devastanti della guerra aerea. L’impegno e il sacrificio di questi oscuri personaggi, spesso dimenticati, non sempre furono premiati dal successo. Il caso più noto coinvolse l’Archivio di Stato di Milano, che durante i bombardamenti dell’estate 1943 perse circa un terzo del proprio patrimonio.

  • 31 Marzo 2020

    Roberto D’Orazio (Fondazione Paolo Galizia-Storia e libertà)

    Non è stata forse immediata la percezione esatta dello scenario che, dopo la Cina, nel volgere di poche settimane ha riguardato l’Italia e poi altri paesi europei e del mondo.
    Tra i governi e talora all’interno della stessa comunità scientifica non sempre è stata unanime la comprensione dell’entità dell’ondata virale e la definizione delle misure più idonee per contenerla con urgenza.